L’intervista a Stefano Massera

Francesco Cuccuini 02

Un’altra intervista, un intervista diversa dalle precedenti a Stefano Massera – neoeletto componente del Comitato Tecnico Scientifico CTS di AIESIL – a cui rivolgiamo alcune domande per gli amici del blog

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FC – Nel seminario di fine ottobre 2017 a Bologna con Fabrizio Bottini e Donato Ceglie ho sentito un tuo intervento dirompente sulla formazione della sicurezza sul lavoro. Puoi riassumerlo per gli amici del blog?

SM – La formazione sulla sicurezza come l’abbiamo concepita nel 1994 penso che abbia fallito

Sono passati più di 20 anni dal D.Lgs 626/94 e da allora facciamo formazione per la sicurezza sul lavoro. In particolare dopo il D.Lgs 81 del 2008  l’attività di formazione è incrementata, molto incrementata

Quello che però osserviamo è che gli indici infortunistici non diminuiscono,  o almeno non in misura proporzionale agli sforzi messi in campo nell’ultimo ventennio

È bastata un minimo di ripresa economica e i numeri degli infortuni mortali sono tornati a salire

Credo che sia il caso di analizzare le cause di questo fenomeno che io definisco un insuccesso. Penso che il modo di fare formazione chiestoci da queste norme abbia fatto la propria parte, abbia già fatto la propria parte

FC – A cosa ti riferisci quando dici il modo di fare formazione che c’è stato richiesto?

SM – Mi riferisco a un modo eccessivamente burocratico,  in cui sono stati privilegiati aspetti formali a scapito di una seria progettazione didattica che partisse da reali fabbisogni dei discenti

Basti pensare che abbiamo imposto a tutti i dirigenti di tutti uffici d’Italia 16 ore di formazione sulla sicurezza in un settore in cui l’indice infortunistico rasenta lo zero;  abbiamo imposto una collaborazione con gli organismi paritetici che spesso non erano all’altezza di tale compito, abbiamo assistito a un proliferare di provvedimenti regionali che nei casi estremi sono arrivati a legiferare sulle caratteristiche della forma, sulla grammatura della carta dell’attestato

FC – Effettivamente 3 criticità non indifferenti… cosa avremmo dovuto fare e cosa possiamo fare ora?

SM – Nella mia interpretazione dovremmo affidare la progettazione della formazione sul lavoro snellendo la produzione normativa e riducendola a pochi principi cardine

Pochi principi di cui il primo è che ogni lavoratore deve disporre di conoscenze coerenti con il proprio livello di rischio e con le proprie responsabilità

Focalizzarsi sulle conoscenze e non sui metodi di trasferimento, focalizzarsi sul contenuto e non sulla modalità di erogazione

Penso che nella nostra epoca l’aula frontale sia ormai una cosa vecchia adatta solo in particolari circostanze;  credo che ogni datore di lavoro dovrebbe progettare la formazione  dei propri dipendenti e collaboratori in funzione delle loro specificità

L’organo di controllo penso non debba soffermarsi sulla verifica degli attestati quanto piuttosto andare all’interno dei reparti produttivi, attestare direttamente le capacità del lavoratore con cui valutare poi la bontà del processo formativo

Penso in definitiva serva un grande salto gestionale per mettere finalmente le conoscenze del lavoratore al centro di questo processo

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Direi che l’intervista di Stefano espone e presenta criticità precise, elementi definiti e circostanziati a cui mettere mano ma soprattutto attori e istituzioni con precise responsabilità

Concordi con le affermazioni di Stefano? Concordi con lo spirito delle sue proposte?

Che ne dici collega Operatore della sicurezza? Aspettiamo un tuo commento

Francesco Cuccuini